Home News Cronaca Assassina e stupra la madre che gli ha sequestrato Call of Duty

Assassina e stupra la madre che gli ha sequestrato Call of Duty

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Incommentabile a volte non ci sono parole per descrivere notizie come questo ancor di più se il gesto è stato compiuto da un ragazzo di soli 14 anni.

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È successo in Iowa negli Stati Uniti, il ragazzo è quello nella foto si chiama Noah Crooks ed è solo un ragazzino di ben 14 anni, che in una chiamata di autodenuncia al 911 dice di aver tentato di stuprare e poi di aver ucciso la madre con il suo fucile calibro 22  dopo un attacco d’ira scaturito dal sequestro da parte di quest’ultima del famosissimo gioco sparatutto Call of Duty. Si potrebbe pensare sopratutto per il tentato stupro ad una condizione psichica del ragazzo poco stabile o a una situazione familiare un po’ particolare, ma così non era anzi il ragazzo è perfettamente in salute fisica che psichica e la famiglia era normalissima. Allora ti chiedi come è possibile che nella mente umana possano scattare gesti così folli e nn sai darti una risposta sensata e cerchi di non credere che capitano realmente questi fatti, ma poi sono le prove a dirti che tutto è successo veramente. Ecco la registrazione della telefonata del quattordicenne al 911:

Non sto scherzando. E’ morta. Ho paura. Ho ucciso mia madre con il mio calibro 22. Non so perché l’ho fatto. Ho tentato di stuprarla. Ho tentato di stuprarla ma non ci sono riuscito“.

Ora prepariamoci ad un attacco da parte dei politici americani e dai media che porteranno ad una nuova imposta per i giochi violenti, visto che è la visione più semplice da perseguire. Invece io credo che questo sarà un ennessimo caso di strumentalizzazione per mascherare la vera problematica che affligge l’America: la legalizzazione delle armi da fuoco. Certo gesti così capitano e sono capitati in passato ma a compierli sono state persone o ragazzi a volte sempre affetti da disturbi psicologici, ma questo è solo un altro grave caso di come non sia possibile avere o regalare armi a membri delle proprie famiglie. Il problema deve essere arginato una volta per tutte altro che nuova imposta sui videogiochi.